Il segreto della capsula del tempo di Rita Serra - 4 parte Racconto in esclusiva per blog.remelli.eu
«Stai chiedendo alla persona sbagliata. Io e la matematica siamo agli opposti, lo sai!» esclamò Roberto, mordendosi il labbro inferiore con gli sporgenti incisivi. Ora aveva l’aria di un coniglietto paffuto e confuso. Il mio migliore amico era davvero una frana in matematica ed io, beh, non me la cavavo poi tanto meglio, visto che a fatica raggiungevo la sufficienza.
«Sinceramente non ne ho idea…Ho già gli occhi incrociati…e poi, se ad esempio, ogni cifra corrisponde una lettera, a che ci serve?» dissi, scoraggiato. In quel momento bussò alla porta la mamma di Annalisa, che ci aveva preparato una merenda super: biscotti fatti dalla nonna e una cioccolata calda con tanta panna montata.
«Lei ci vuole proprio bene, signora! Ci adotta?» le chiese Roberto, con gli occhi luccicanti di speranza. La mamma di Annalisa rise divertita.
«Per così poco? Allora come procede questo riassunto?» chiese, guardando i fogli in cui avevamo appuntato il misterioso messaggio lasciato da chissà chi e per chissà quale motivo su quel vecchio libro.
«A dire la verità, mamma, abbiamo letto circa ventisei pagine. Poi, » disse e si voltò a guardarci come per avere un incoraggiamento da parte nostra, ma Roberto stava già spazzolando i biscotti ed io avevo le labbra immerse nella mia cioccolata con panna. Annalisa sollevò gli occhi al cielo tra l’esasperato e il divertito. «poi abbiamo scoperto che qualcuno ha cerchiato delle lettere e riscritto i numeri di pagina. Li abbiamo trascritti e ne è venuto fuori questo messaggio.» Si mise una ciocca di capelli dietro l’orecchio sinistro e allungò alla mamma il foglio su cui avevamo tracciato la tabella di corrispondenza tra lettere e numeri.
La mamma scrollò il capo e increspò le labbra. «Mi spiace ragazzi, non ho proprio idea di come possa aiutarvi. Mi sa tanto che avrete un nuovo compito da affrontare! Però, concentratevi sul riassunto adesso. Non dovete lasciare indietro i compiti.»
«Hai ragione mamma, adesso però facciamo merenda e poi riprendiamo il riassunto.»
«Non dirai sul serio?» chiesi, una volta che la madre di Annalisa ebbe lasciato la stanza. Non avevo la minima intenzione di fare i compiti, almeno non ora che avevamo per le mani un mistero!
«Sono le cinque. Adesso facciamo merenda, poi facciamo almeno un pezzo di riassunto e poi possiamo concentrarci sul messaggio misterioso.»
«Questo sì che è parlare!» esclamò Roberto, che nel frattempo si era mangiato tutti i biscotti. Annalisa andò a prenderne altri in cucina per me e per lei. La cioccolata era proprio deliziosa, ma non bastò ad allontanare dalle nostre menti l’euforia di quel mistero che ci era letteralmente capitato tra le mani.
Nell’ora successiva, comunque, seguendo le direttive del “generale” Annalisa, io e Roberto scrivemmo ben due pagine di riassunto sino al punto in cui lei, alle cinque e mezza, aveva fermato la lettura.
«Ottimo, ragazzi. Io scriverò il mio riassunto appena andate via. Non è male essere arrivati a pagina cinquantacinque!» commentò lei, entusiasta. «Domani, venite alla stessa ora, così continuiamo con la lettura e poi dedicheremo una parte del pomeriggio anche al messaggio misterioso. Che ne dite?»
«Ci stiamo!» affermai con convinzione. Annalisa copiò la tabella con il messaggio in codice in un foglio che mise sulla sua scrivania e poi ci accompagnò alla porta. Ci salutammo e, inforcate le biciclette, io e Roberto tornammo ognuno a casa propria dopo aver fatto un pezzo di strada insieme.
Nessuno di noi tre riuscì a dormire bene quella notte. Era come se quei numeri e quelle lettere ci chiamassero per nome, invitandoci a svelarne i misteri che lo sconosciuto autore aveva voluto imprigionarvi dentro.
L’indomani mattina, mentre facevo colazione mangiando latte con i fiocchi di cereali, mi venne in mente che nella tabella in corrispondenza della lettera Ci c’era segnato il numero 02. Ma nell’alfabeto la lettera era alla terza posizione. Lo avevo imparato alle elementari, quando la maestra Rosa ci faceva sfilare davanti all’ABC illustrato e con una lunga bacchetta in mano dovevamo ripetere la lettera e dire ad alta voce a quale figura corrispondeva. Ricordavo bene la casella della lettera Ci, che bordata di rosso e contenente l’illustrazione di un cane che rassomigliava a quello che possedeva a quel tempo la famiglia di Roberto. E ricordavo anche, che in alto a sinistra, nella scheda della lettera Ci c’era il numero tre colorato in blu.
Presi la tabella che avevamo scritto la sera prima e che avevo infilato nello zaino. Tolsi fuori una matita dall’astuccio e segnai sotto il numero 02 il numero 03. Forse voleva dire che dovevamo scrivere la lettera giusta sotto ogni numero per tirare fuori una frase che avesse senso? Trangugiai in fretta il mio latte con i cereali e andai io a chiamare Roberto quella mattina per andare insieme a scuola.
Lungo il tragitto gli spiegai della mia intuizione e, una volta giunti nel cortile, cercai con lo sguardo Annalisa, ma lei non era ancora arrivata. Entrò in classe per ultima, mentre la campanella esalava l’ultimo squillo. Aveva l’aria stanca, di chi non ha chiuso occhio per una notte intera e il suo aspetto era orribile. Aveva gli occhi segnati da occhiaie, la pelle tesa e i capelli scompigliati in una nuvola crespa. Non era da lei presentarsi a scuola conciata in quel modo.
«Che cosa ti è successo?» le chiese Roberto, che era seduto affianco a me nel banco in seconda fila. Annalisa si voltò e ci bisbigliò di essere rimasta sveglia a cercare di decifrare il misterioso messaggio senza ricavare però dei risultati che avessero un senso.
«Guardate…» disse, passandoci un foglio su cui era riprodotta la tabella che ormai conoscevo a memoria.
«Ho pensato che i numeri indicassero le lettere giuste, ma non ha senso!» Disse, con aria stanchissima. Roberto ed io osservammo la tabella che lei aveva scritto al di sotto.
In effetti, aveva avuto la mia stessa intuizione, ma vidi che lo scambio delle lettere fatto da lei non aveva alcun significato. Anzi, era peggio di prima! E allo 00 poi cosa poteva corrispondere? Era un segno di punteggiatura?
